venerdì 26 dicembre 2014

I tuoi calzini Blu

Stasera ceniamo. Hai detto.
Di Baci. Risposi.
Stasera, di baci, allora, ceniamo. Pensai.
No. Hai detto.
   Nel taschino interno del cappotto, tanto talmente piccola volevo essere. Di Grazia, volevo stare, tra il profumo dei miei vestiti puliti, la seconda esistenza del prolungamento della mia pelle - chiamavo i miei vestiti - e il prolungamento della tua, pelle - che poi mi piaceva il tuo maglione, l'ho detto , hai sorriso.
   Sono caduta, come Eva, per terra dal paradiso, e mi sono vergognata come lei. Ma a differenza sua ho l'omphalos.
   Un sogno, ti ha sognato. Era un sogno. Ma l'immagine che non riesco a togliermi dalla testa: i tuoi calzini Blu. E tu non dici mai il mio nome, ma non sei una foglia e non sono una lumaca. Rumori Blu. Umori Blu. Calzini Blu. Esco di casa e guardo il cielo. Tu non ci sei.

martedì 23 dicembre 2014

analfabetismo emotivo

Secoli di noia digestiva.
Ecco cos'è. La noia arriva durante la digestione.
    Secoli di noia digestiva, e, un'immensa pace di sete dissetata.
Un'immensa pace di sogni sognati.
Un'immensa pace di fame sfamata.
Un'immensa pace di desideri desiderati.
    Se ho fame mi nutro e mi sfamo.
Se ho sete bevo e mi disseto.
Sogno e desiderio sono in secoli di noia digestiva.
    Sfamare e dissetare sono concetti propriamente fisici, e non ho più voglia di fare sinestesie, per il resto.
    Ho sempre vissuto il susseguirsi dei numeri con una certa ansia.
Ogni qual volta che arrivo alla sequenza cinque sei sette  mi blocco. Penso al Cinque innamorato perso del Sei, e il Sei super innamorato del Sette. Mi ha sempre fatto tenerezza il Cinque, il Sei non se lo è mai calcolato.
    Il cinque non ha mai calcolato il quattro, del resto.
Un'infinita solitudine inesprimibile. Dare sentimento a numeri, per trovarne un po' che non è in noi.
     Chi è il 6? Tu, Tu sei.

venerdì 28 novembre 2014

E non conosco nemmeno il colore dei tuoi occhi

Essere mancato. Sentirti mancato, sentirmi, sentirci.
Trasudando in deserto rosso, rimane un cappotto, verde Giuliana.
    Raro il fatto della compresenza di cinque (ricordi il cinque? La mia tenerezza per il cinque? E solo a te ho raccontato...), sì, cinque cappotti verde Giuliana, in un mercatino dell'usato, il giorno dopo che ti ho visto la prima volta -e tu non mi hai vista.
Ho fatto una fotografia, ai cinque cappotti, e non l'hai mai vista.
     Avevo smesso di scriverti favole. Non avevamo più bisogno di parole.
      Nemmeno ora, ma ti sento di meno -dicono così, letteralmente, in Spagna, per dire: mi manchi (e odio tutte ste virgole, questi punti, questi trattini e parentesi che, al posto di cadenzare i miei toni, in realtà sono solo secondi nel pensiero più triste: non poterti sentire più).
     Il verde... alcuni lo annoverano tra i colori primari con giallo rosso e blu.
     Il giallo era il mio colore favorito da bambina, ora è il blu da qualche anno, il rosso è sempre stato un colore dell'anima.
     Tu sei il mio verde, e non conosco nemmeno il colore dei tuoi occhi.

domenica 26 ottobre 2014

Ogni taglio sulle tue mani ha un perché

Questa notte è venuta a Mancare la Cara Ines Morigi Berti.
   È stata la Maestra di Mosaico della mia Maestra di Mosaico. Tessera delle mie tessere.
   Quando ero piccola mi accolse in casa sua.
Una porta in una piccola viuzza di Ravenna, protetta. Mi ritrovai in una casa, che non era casa, ma Mondo. Non avevo mai visto la casa di un'Artista in vita mia. Mi sorprese il fatto che il salotto era uno studio. Una libreria con molti testi -ricordo in particolare un grande volume su Po
ntormo.
   Severa, silenziosa, Elegantissima... Non ho mai più avuto l'Onore di trovarmi al cospetto di tanta Grazia. Con capelli ordinati, di un Deserto Rosso sbiadito, non sorrideva e rigorosa tendeva alla semplicità e alla Purezza: l'Astrazione degli sguardi tesserati, Bizantini, l'avevano contaminata.
   Mi disse che era molto stanca, ma che le poche ore di Lucidità ed Energia le utilizzava per fare mosaico.
  Le chiesi perchè trasfigurava quadri altrui invece di creare qualcosa di suo proprio. Mi rispose:
   Nella vita puoi avere solo una Passione, perchè ti devi dare a Lei COMPLETAMENTE.

   Ineffabile incanto.
Da quel giorno, tutti i giorni della mia vita penso a questa frase. Penso a Lei, Maestra e spinta che mi ha dato Forza quando non ne avevo veramente più.
Mi sarebbe piaciuto incontrarla ancora, ma il caso ha voluto che no, non ci saremmo mai più riviste.
   Una mia serie di mosaici you just sit there wishing you still make love sono stati ideati e composti pensando a Lei. Le avrei sempre voluto chiedere una critica su quella ricerca, le avrei voluto regalare un pezzo di quella ricerca, alla mia più Grande Ispirazione.
   Sono profondamente triste, con un cuore spezzato a metà -lo potrei rincollare con un po' di cemento, ma manca una tesserina, la più Bella.
   A volte apro questo libro, e la spio, commossa dalla sua Presenza che quel giorno ha cambiato la mia vita. Ne sento ancora la Forza, non mi abbandonerà mai la sua Forza.
   Maestra e serva di una Passione.

Indiscussa tesserina dorata che ha illuminato la mia vita, e che lo farà sempre, fino all'ultimo dei miei giorni.

 
                                               


  • lunedì 20 ottobre 2014

    l'ordine dei miei gesti

    Ho bevuto caffè freddo perché mi tremavano le mani, e non volevo te ne accorgessi.
    Ho dormito come dormono i bambini, e mi sono svegliata al canto rosso, della luce rossa, che passava attraverso i fori di una serranda. Quinto piano a Barcellona.
       Se ci fossi stato tu avremmo dormito assieme.
    Suonano sveglie che non sono mie. E non mi svegliano. Sono già sveglia. Sono sveglia e non riesco a fare nulla. Quando mi svegliavo presto scrivevo. Scrivo.
      Tutto pare essere tornato così lento.
    Solo quando scocca la mezzanotte ritrovo un certo senso di pace. En ti. Sto pensando in te -a te-, quindi un saluto a me, che sto pensando in te; è come salutare me, in te, è come salutare te, e riprendere me.
      Ho strappato pagine per alleggerire il peso in volo. Ho alleggerito i ricordi per quando non ricorderò più, per quando mi stupirò tra le mie carte, per tutto il mio proprio vissuto, vissuto e immaginato.
      Ho fame di un caffè freddo. Ho fame di un caffè freddo e solo, in fronte a te. La Grazia di averti qua, con me.  Ci separano anni. Arriveremo lunghissimi all'eterno ritorno della nostra unità, monade, solo per poter affermare la nostra nostalgia di un noi non realizzato. E mi rimane un vuoto nello stomaco: caffè solo, freddo che terminerò una mattina presto, nel ricordo di te, con una stilografica che inchiostra nero, nelle carte che dividono i nostri giorni e scandiscono il mio niente. Senza te.
       Ci siamo tappati la bocca, per non baciarci e ho aperto gli occhi quando te ne sei andato, per non vederti più.
       Avrei potuto dormire un po' di più. La voglia del ricordo perfetto, che ho di te.
       L'assurdità è quando scrivendo vai a cancellare la lettera antecedente. Era perfetta.
    Mi incatenerò a quella frazione, nazione di secondo, di cui sarò serva e imperatrice per l'eternità. Era perfetta.
      L'assurdità sarebbe dimenticarmi di te.
    Dov'è finito chi conosceva così bene il mio corpo, l'ordine dei miei gesti. Il peccato mortale dei miei sbadigli annoierà anche la perfezione, ma triste la mia religione rimarrà in assenza di stelle, senza te. Dimentico.
    Trasmodante vuoto, l'ordine dei miei gesti, in lui, non li ricorderà mai nessuno.

    lunedì 22 settembre 2014

    'Eternidad

    Sai, dovremmo dividere i treni con vagoni a tema.
       Un vagone per parlare, un vagone per leggere, un vagone per guardarsi
        Sì. Guardarsi.
    Come si guarda un tramonto o una bella sensazione del tempo che passa in espressioni sconosciute ed eterne,
       perchè non le rivedremo più.
    L'eternità è non vederci più.

    Ho appena trovato ne La montagna incantata di Thomas Mann un pensiero assurdamente affine alle mie ultime parole: Chiudiamo, suvvia, gli occhi, al riparo dell'eternità!

    sabato 13 settembre 2014

    fuochi d'artificio autunnali

    A diciotto anni, mi sono innamorata di Michelangelo Buonarroti e di Charles Baudelaire.
       Come non ci si può innamorare di Michelangelo. Come non ci si può innamorare di Charles. Michelangelo lo Ami tutto. Charles lo Ami tutto. Una pennellata, una scalpellata, una botta d'inchiostro; e tutto diviene sangue, nuovo, per Noi. Con Lui ti ritrovi tra una drappeggio, e capisci di amare un drappeggio. Lui, sono loro nella mia mente. A breve racconterò il perché due persone totalmente distanti divengono monade, ma ora devo farmi respirare, devo fare aspettare, i miei pensieri, già troppo saturi devono andare a ripescare i momenti che sono momenti di per sempre, nella mia durata reale, non calcolabile matematicamente, Bergson -ti ci voglio portare con me.
       Mi pare un Buongiorno. Sono ancora qua distante, e Amo ancora. I miei per Sempre.
    Buongiorno!
       Fuochi d'artificio autunnali.
    Michelangelo ha creato le Tombe Medicee. Aurora Crepuscolo Giorno, e Notte. E Notte.
    Per Notte, Michelangelo, ha usato un marmo differente da Aurora Crepuscolo Giorno.
       Un marmo più Bianco. Voleva conferirLe il pallore Lunare.
    Opera d'Arte concettuale da far rabbrividire i nostri contemporanei. Michelangelo mi ha fatto amare l'arte contemporanea. Ho sempre pensato a la Notte come Prima-Vera Opera d'Arte Concettuale.            Pallore Lunare.
    Ho passato tutti i miei San Valentino da sola -tranne uno con una rosa aulente -in vino.
    Uno dei miei San Valentino Migliori, sola, ho messo una sottoveste nera in pizzo, e ho letto fiori malsani. La Maschera.
     
    La Maschera
    Statua allegorica di gusto rinascimentale
                                                 A Ernest Cristhophe, scultore.

    Guarda che tesoro di grazie fiorentine!
    In quel corpo tutte curve e muscoli
    abbondano, divine sorelle, Forza ed Eleganza.
    Che gran pezzo di donna! Che portento!
    Ma è fatta per troneggiare su letti sontuosi,
    per allietare i piaceri d'un principe o d'un papa!

    -Quel sorriso fine e voluttuoso, poi,
    dove la Fatuità effonde la sua estasi;
    e quel lungo sguardo sornione, languido e beffardo?
    E quel viso vezzoso, tutto raccolto in veli?
    Ogni suo tratto dice con aria di trionfo:
    "La Voluttà mi chiama e l'Amore m'incorona!".
    Quale fascino eccitante dà la gentilezza
    a una creatura piena di tanta maestà!
    Suvvia, giriamo intorno a questa bellezza!

    Ma è una bestemmia d'arte! Una sorpresa fatale!
    La donna ha un corpo divino, promette felicità,
    e, guarda là, finisce a un mostro a due teste!

    -Ma quel viso illuminato da una squisita smorfia
    è una maschera allora, tutta una messa in scena!
    La vera testa è quella contratta atrocemente!
    La faccia genuina è questa
    rovesciata a ridosso di quella che mente!
    Povera gran bellezza! Il fiume magnifico
    delle tue lacrime fluisce  nel mio cuore turbato,
    m'inebria la tua menzogna e l'anima beve
    ai flutti che il Dolore fa sgorgare dai tuoi occhi!

    -Ma perché piange? Lei, perfetta bellezza
    che ridurrebbe vinto ai suoi piedi il genere umano!
    Che male misterioso rode quel suo fianco d'atleta?

    -Insensato! Lei piange perché ha vissuto
    e perché vive! Ma quello che deplora soprattutto,
    ciò che fino ai ginocchi la fa fremere,
    è che domani, sì, bisogna vivere ancora!
    Domani, dopodomani e sempre! - Come noi!

    (Vabbè.. Maledetta Torre di Babele che non me la lascia, non ce la lascia nel suo linguaggio Madre, Universale)
    Questa è una mia supposizione. Perché, questa Poesia di Baudelaire, non ricorda la Notte di Michelangelo? -avevo detto che non avrei fatto più domande, chiedo umilmente PerDono.
       Mi piace pensare alla notte così;
    Domani, dopodomani e sempre! - Come noi!





    mercoledì 3 settembre 2014

    TX. Il rispondo, ma forse mi sbaglio

    Perché non voli?
    Mi ricorda il perché non parli? di Michelangelo rivolto al suo David. Il mio Perché non voli?, rivolto a te, non ha nulla a che fare con David o Michelangelo. Tuttavia, Roland Barthes mi insegnò che la domanda è una richiesta, tutte le volte che chiediamo qualcosa a qualcuno, in quel qualcuno, si denota sempre una certa sofferenza -chissà cosa vuole questo ora?. Solo nostra Madre non ha questo sentimento, Lei ci ha messo nel Mondo e si sente responsabile della nostra Felicità. Si sente responsabile della nostra caduta nel Mondo, attraverso Lei. Si sente responsabile.
       Allora no, non sarà più una domanda. Resterà senza interrogativo. Tradirò le mie proprie curiosità, e le lascerò cadere nel grembo della indifferenza che lascia uno spazio ampio e ambiguo di chissà. Domande celibi. Presunte affermazioni per non offendere l'interlocutore. Bisogna essere veramente cauti per non offendere l'Altro, l'ho imparato, ma non è facile applicarlo. Ermeneutica cauta. Difficile.
    I bambini fanno un sacco di domande, quando hanno iniziato a fare delle domande a me; ho capito di non essere più una bambina, ma ho mantenuto quella sensazione di non dare mai una risposta corretta -il rispondo, ma forse mi sbaglio-, no, non esiste risposta corretta. Prometto, lo giuro -peccato mortale- non farò più domande, ma non per paura di riceverne a mia volta, e sbagliare. No, non si sbaglia mai. Non si sbaglia mai.   
       Con cautela ti sfiorerò senza toccarti, mi metterò a nudo per non spogliarti, aspettando un tuo guardarmi dal di fuori e dal di dentro del paradiso, di passanti, nel lutto dell'incomunicabilità, che ci tende in avanti.
       La cosa più importante del Volo, la parte più bella del Volo, è il decollo. Sì. Decollare, poi, è, anche, perdere la testa. Essere decollati è staccarsi da la terra. Quel momento è uno dei momenti che apprezzo di più nella mia vita, da qualche tempo a questa parte. Ti stacchi, e sei solo. In quel momento e non durante il volo o l'atterraggio. Solitudini condivise in volo.
    Atterraggio porta seco l'infinita pesantezza tutta di ciò che siamo. Corpo. Orecchie fischiano di pensieri persi in altrui paure inutili, e gambe gonfie di claustrofobiche correnti sanguigne in marine rinchiuse e pigre.
       Qualche volta ho avuto paura a mia volta. Mettevo a la prova quello che sapevo diverso, verso -me. E mi sapevo diversa, altra -da me. Non c'è bisogno di volare per mettersi alla prova, ma è il Sublime, l'Infinito nel Finito -non ricordo l'Autore di questo pensiero.
    Questa volta volerò sola, in realtà voliamo sempre soli, noi. Ho sempre provato una certa invidia per i gemelli. Loro non nascono soli: cadono insieme, dal ventre. Tuttavia, non desidero intendere il volo come metafora di vita -o di morte-, il volo è semplicemente sentire, e sentire ne ha molte da dire -vorrei un asterisco qua: *...  Lui rimanda a un cane che si morde la coda, lì si ritrova un po' di quel dire che ha da dire Sentire, ma non tutto, sempre nelle favole per farci addormentare. Percezioni.
       Sai, una volta tagliando dell'insalata ho trovato una chioccia piccolissima. La chiamai Tximeleta. In Euskera la tx si legge ci, e Tximeleta  significa farfalla. La Cara Psychè. Tutti mi chiedevano il perché di quel nome; rispondevo che Lei voleva volare. Rendevo la sua vita molto triste e scialba. Romantica, nel senso letterario e non nel suo significato letterale  contemporaneo. Una farfalla che non può volare. 
    Usciva dalla sua chioccia solo con me. Si staccava dal suo calice di vino solo con me. Sì, viveva in un calice di vino con una calza a rete rosa antico sopra, in mia assenza.
    Mi rendeva triste e non riuscivo a liberarla. Un giorno la staccai dal suo calice e pensai ma ora sta volando. Volava portata dalle mie mani. Anche noi non abbiamo ali ma possiamo volare.
    

    domenica 31 agosto 2014

    Astrazione

    Ti hanno messo due occhi che guardano, stanno in silenzio -no, fanno segreto di ciò che pensano- e guardano. Ecco. Mi sembri pieno di segreti inconfessabili. A me piacciono le persone con segreti -e la parola è assente-, non per scoprirli, ma per custodirli in segreto nel segreto che mi lasciano.

    venerdì 15 agosto 2014

    L'Assurdo

    Mi piacerebbe stare in mutande, con te.
    Scanzonare l'Assurdo, e
    lasciarlo in mutande.
    Mi piacerebbe addomentarlo. Guardarlo -con te- mentre dorme, e
    ridere, con te,
    in mutande.

    domenica 13 luglio 2014

    Eppure è ancora azzurro

    Sono stata anche felice, sono stata anche più felice. Tradirò la noia pensando a un tuo bacio -sai, non lo ricordo più- e resterò a fissare la proiezione di ombre lunghe sul muro a nord delle mie stanze; c'era una finestra, non la ricordo più: la serranda è sempre chiusa. Muri di plastica inutili, mi dividono da te, e le lacrime ci scivolano sopra pulendoli. Non sono mie quelle lacrime, è il mio cielo fuori che ti piange. Eppure è ancora azzurro.
      Se ti penso poi rido. Bada bene, non sorrido: rido. Cinico e permaloso. Tutto questo, da altri è inaccettabile,  con te ci rido, e non ne conosco il motivo. Desidero dire la verità. Sono contenta tu abbia distrutto l'idea che mi ero fatta di te, sono contenta tu mi abbia stupito: cinico e permaloso. Rido.
    Prendo il ricordo di un bacio, un pizzico del negare la realtà -perchè in realtà era un bacio di circostanza, perchè in realtà quel bacio doveva Essere il ventitre ottobre, ma sei stato troppo timido e io pensavo di non essere abbastanza. Poi si è rotto qualcosa. Poi ho perso qualcosa.
      Allora pensavo e ridevo, con un cielo azzurro fuori, che mi pioveva dentro.

    sabato 14 giugno 2014

    I fiori seduti


    Grazie per l'Accoglienza, per come mi hai guardata, per come mi fai sempre sentire - senza farmi trovare le parole per poterlo spiegare - e per come, infine, te ne stavi seduto lì sulla sedia: disarmato, a lato di un'altra sedia, con i fiori seduti che ti tenevano compagnia, e che ti ascoltavano.

    giovedì 5 giugno 2014

    Era il tre maggio quando mi hai preso per mano

    Nudi.

      Nudi mi ha sempre ricordato,
    Mi ricorda Nodi.
      Se penso Nudo - se poi spoglio tutto il mio pensare -, poi, mi vieni in mente Tu.
      Se poi, penso ad Aleramo, Sibilla - Rina, Una donna -; Aleramo è l'anagramma di Amorale.
    Sibilla Amorale.
      Ecco, se penso Nudo a tutti questi Nodi Nudi, mi viene voglia di fare l'anagramma - non tanto a Nudo quanto a Nodo; che lega il mio pensiero nudo a Te.
      E rimane Dono.


    graforitratto
    inchiostro su carta
    29,7x42

    quando parlo di graforitratti cito sempre Lui:


    La perfezione di un rapporto umano

    Egli sopporta male qualsiasi immagine di se stesso, soffre a venir nominato. Considera che la perfezione di un rapporto umano è basata su questo vuoto d'immagine: abolire fra di noi, tra l'uno e l'altro gli aggettivi. Un rapporto che si aggettiva è dalla parte dell'immagine, dalla parte della dominazione, della morte.

    Barthes di Roland Barthes


     


    venerdì 9 maggio 2014

    Nero di buio

    Il momento in cui ci siamo voluti bene l'ho dimenticato.
    A pensarci, ora; il momento in cui ci siamo voluti bene l'ho quasi dimenticato.
    Tentenno tra sogni e realtà. Dopo molto tempo si fondono, sogni e realtà nel Ricordo di te. Perdendo la concetrazione riassumo solo i silenzi. Il peso del non detto, del mio non detto, della mia assenza è sangue. Non scorre. Nero essicca voragini. Nero di buio.

    domenica 4 maggio 2014

    Orizzonte

    Qualche giorno fa, mia Nipote mi ha confidato che da piccola Pensava il Cielo ed il Mare fossero una cosa sola; pensava fosse un continuo, pensava fossero fatti del medesimo elemento: H2O.
    Così si spiegava il perchè della pioggia.
       Così, eliminata la linea di orizzonte dal campo visivo, mi spiego il perchè delle lacrime.

    venerdì 18 aprile 2014

    Affinità Elettive

    Disse al suo InCanto:
    Bzbzbzbzbzbzbz

    Le contestò:
    Ltltltltltltlt.
    Cosa sei?

    Gli rispose:
    Una zanzara,
    Tu?

    Le rispose:
    Una borsa di sangue

    domenica 16 marzo 2014

    I miei te

    Con gli occhi pieni di te
    Passo dalle reni alla pancia,
    Dalle fossette tardive; e sprofondano
    quando sorridi,
    e s'arrotondano quando si specchiano nelle mie.
    Con gli occhi pieni di te, te ne sei andato.
    Sono caduta nelle tue fossette,
    Poi, dalle tue fossette sul pavimento: che era, ancora, pieno-di-te...
       Si specchiarono i miei te, pieni di me.

    mercoledì 5 marzo 2014

    Promemoria eccessivo

    Non si sente molto cambiato, una nostalgia in più, ma le nostalgie si sovrappongono come carte scoperte nell'attesa di un ritorno. Spesso si annullano, cambiano i desideri. Spesso diventano torri; una sopra l'altra tradiscono Babele: non cadono.
      Si arrotondano gli angoli e non graffiano più la speranza.
    Speme cicatrizzata... Promemoria eccessivo: non risponderle e non cercarla.

    sabato 8 febbraio 2014

    Le parole di mia Madre

    Non posso dare sempre agli altri la colpa di quello che sono io.

    Il Poi II

    Poi, a un certo punto,
    Le Persone conosciute
    tornano ad essere
    Sconosciute.
    Piccine graficamente.

    sabato 1 febbraio 2014

    Rincontrarsi

    Terremoti in Alaska, impressionano le luci abbandonate al bianco, quel bianco-bianco.

    venerdì 31 gennaio 2014

    Mie Care

    Un sacco di cose le puoi lasciare solo se vai lontano:
    Mie Care no.
    Non credete.
    Non esiste,
    Ma se volete credete.
    Nonostante tutto.
    Pensate a Voi.
    Ad Altro da Voi,
    Ma sempre Voi.
    Mie care,
    Chi vuol capire capisce.

    giovedì 23 gennaio 2014

    Tu non dici mai il mio nome

    <<Tu non pronunci mai il mio nome>> disse la piccola chioccia, per metà verde e metà marrone, alla foglia.
    Allora la foglia con un colpo di vento tornò indietro, si riattaccò all'albero -che l'aveva lasciata.
       Chiese perdono all'albero di cotanta tracotanza; ma doveva allontanarsi da quell'essere che possedeva estate e inverno, tutto nella sua piccola presenza, doveva aspettare il prossimo colpo di vento per poterla chiAmare.
    Pronunciare il suo nome, richiamarla a sé, e farla nutrire di sé.
       ChiAmarla con il suo nome, muovendosi per fare il suo rumore. I nomi sono rumori.

    lunedì 20 gennaio 2014

    Quand'anche

    Quand'anche te ne andrai; a volte mi rendo conto di possedere parole Cattivissime, ma non me ne vergogno. Quand'anche te ne andrai; Una volta scrivevo tantissime pagine ai miei amanti, parolone. Quand'anche te ne andrai; Amante forse non lo sei: perchè non credo a nulla, nemmeno nelle parole.. Quand'anche questo; non vuol dire che per il mondo non abbiano un peso. Quand'anche ho paura del peso che le persone danno alle parole. Quand'anche forse ho paura delle parole e delle persone. Quand'anche oggi ho pianto per Hemingway, a me manca Lui. Quand'anche mi sarei sentita meno sola se ci fosse stato lui. Quand'anche mi sarei sdraiata nuda sul pavimento, mi sarei messa una bic nera sulla pancia, e mi sarei fatta scrivere addosso. Quand'anche, poi, gli avrei chiesto di farmi l'amore, anche se giá lo stava facendo scrivendomi addosso.
    Quand'anche oggi le andró a cercare -le parole-, le troveró nella lettiera di un gatto.
       Quand'anche te ne andrai masticheró i miei silenzi e tradurró dall'inglese con il vocabolario di mia Sorella, tutta la merda di parole che mi fanno paura.
    Sto bene, quand'anche ho smesso di dire tante parole, me ne sono rimaste poche, quand'anche rimane la mia favorita: 'crescimi'. Quand'anche te ne andrai; Le porto talmente tanto Rispetto che non la diró MAI PIÙ. Quand'anche non te l'ho mai detto.

    lunedì 13 gennaio 2014

    Attenzione

    Poi, nel tempo, ho scoperto che non sei un uomo, ma Dittatura. Attenzione: non dittatore, ma pura Dittatura.
       Il Dittatore sono 'io'.

    domenica 12 gennaio 2014

    Ad una Amica

    Venderò la mia anima al Mare, e con quei soldi comprerò un caffé al bar della Stazione; per stare sveglia ad aspettare il treno che ti riporterá a casa.