Di Baci. Risposi.
Stasera, di baci, allora, ceniamo. Pensai.
Raccontami una favola per non farmi pensare, per farmi dimenticare, per farmi stordire nel silenzio che mi lascia, per farmi addormentare. E' ancora faticoso prendere sonno, anche da adulti.
Essere mancato. Sentirti mancato, sentirmi, sentirci.
Trasudando in deserto rosso, rimane un cappotto, verde Giuliana.
Raro il fatto della compresenza di cinque (ricordi il cinque? La mia tenerezza per il cinque? E solo a te ho raccontato...), sì, cinque cappotti verde Giuliana, in un mercatino dell'usato, il giorno dopo che ti ho visto la prima volta -e tu non mi hai vista.
Ho fatto una fotografia, ai cinque cappotti, e non l'hai mai vista.
Avevo smesso di scriverti favole. Non avevamo più bisogno di parole.
Nemmeno ora, ma ti sento di meno -dicono così, letteralmente, in Spagna, per dire: mi manchi (e odio tutte ste virgole, questi punti, questi trattini e parentesi che, al posto di cadenzare i miei toni, in realtà sono solo secondi nel pensiero più triste: non poterti sentire più).
Il verde... alcuni lo annoverano tra i colori primari con giallo rosso e blu.
Il giallo era il mio colore favorito da bambina, ora è il blu da qualche anno, il rosso è sempre stato un colore dell'anima.
Tu sei il mio verde, e non conosco nemmeno il colore dei tuoi occhi.
Sai, dovremmo dividere i treni con vagoni a tema.
Un vagone per parlare, un vagone per leggere, un vagone per guardarsi
Sì. Guardarsi.
Come si guarda un tramonto o una bella sensazione del tempo che passa in espressioni sconosciute ed eterne,
perchè non le rivedremo più.
L'eternità è non vederci più.
Ho appena trovato ne La montagna incantata di Thomas Mann un pensiero assurdamente affine alle mie ultime parole: Chiudiamo, suvvia, gli occhi, al riparo dell'eternità!
Ti hanno messo due occhi che guardano, stanno in silenzio -no, fanno segreto di ciò che pensano- e guardano. Ecco. Mi sembri pieno di segreti inconfessabili. A me piacciono le persone con segreti -e la parola è assente-, non per scoprirli, ma per custodirli in segreto nel segreto che mi lasciano.
Mi piacerebbe stare in mutande, con te.
Scanzonare l'Assurdo, e
lasciarlo in mutande.
Mi piacerebbe addomentarlo. Guardarlo -con te- mentre dorme, e
ridere, con te,
in mutande.
Sono stata anche felice, sono stata anche più felice. Tradirò la noia pensando a un tuo bacio -sai, non lo ricordo più- e resterò a fissare la proiezione di ombre lunghe sul muro a nord delle mie stanze; c'era una finestra, non la ricordo più: la serranda è sempre chiusa. Muri di plastica inutili, mi dividono da te, e le lacrime ci scivolano sopra pulendoli. Non sono mie quelle lacrime, è il mio cielo fuori che ti piange. Eppure è ancora azzurro.
Se ti penso poi rido. Bada bene, non sorrido: rido. Cinico e permaloso. Tutto questo, da altri è inaccettabile, con te ci rido, e non ne conosco il motivo. Desidero dire la verità. Sono contenta tu abbia distrutto l'idea che mi ero fatta di te, sono contenta tu mi abbia stupito: cinico e permaloso. Rido.
Prendo il ricordo di un bacio, un pizzico del negare la realtà -perchè in realtà era un bacio di circostanza, perchè in realtà quel bacio doveva Essere il ventitre ottobre, ma sei stato troppo timido e io pensavo di non essere abbastanza. Poi si è rotto qualcosa. Poi ho perso qualcosa.
Allora pensavo e ridevo, con un cielo azzurro fuori, che mi pioveva dentro.
Il momento in cui ci siamo voluti bene l'ho dimenticato.
A pensarci, ora; il momento in cui ci siamo voluti bene l'ho quasi dimenticato.
Tentenno tra sogni e realtà. Dopo molto tempo si fondono, sogni e realtà nel Ricordo di te. Perdendo la concetrazione riassumo solo i silenzi. Il peso del non detto, del mio non detto, della mia assenza è sangue. Non scorre. Nero essicca voragini. Nero di buio.
Qualche giorno fa, mia Nipote mi ha confidato che da piccola Pensava il Cielo ed il Mare fossero una cosa sola; pensava fosse un continuo, pensava fossero fatti del medesimo elemento: H2O.
Così si spiegava il perchè della pioggia.
Così, eliminata la linea di orizzonte dal campo visivo, mi spiego il perchè delle lacrime.
Disse al suo InCanto:
Bzbzbzbzbzbzbz
Le contestò:
Ltltltltltltlt.
Cosa sei?
Gli rispose:
Una zanzara,
Tu?
Le rispose:
Una borsa di sangue
Con gli occhi pieni di te
Passo dalle reni alla pancia,
Dalle fossette tardive; e sprofondano
quando sorridi,
e s'arrotondano quando si specchiano nelle mie.
Con gli occhi pieni di te, te ne sei andato.
Sono caduta nelle tue fossette,
Poi, dalle tue fossette sul pavimento: che era, ancora, pieno-di-te...
Si specchiarono i miei te, pieni di me.
Non si sente molto cambiato, una nostalgia in più, ma le nostalgie si sovrappongono come carte scoperte nell'attesa di un ritorno. Spesso si annullano, cambiano i desideri. Spesso diventano torri; una sopra l'altra tradiscono Babele: non cadono.
Si arrotondano gli angoli e non graffiano più la speranza.
Speme cicatrizzata... Promemoria eccessivo: non risponderle e non cercarla.
Poi, a un certo punto,
Le Persone conosciute
tornano ad essere
Sconosciute.
Piccine graficamente.
Un sacco di cose le puoi lasciare solo se vai lontano:
Mie Care no.
Non credete.
Non esiste,
Ma se volete credete.
Nonostante tutto.
Pensate a Voi.
Ad Altro da Voi,
Ma sempre Voi.
Mie care,
Chi vuol capire capisce.
Quand'anche te ne andrai; a volte mi rendo conto di possedere parole Cattivissime, ma non me ne vergogno. Quand'anche te ne andrai; Una volta scrivevo tantissime pagine ai miei amanti, parolone. Quand'anche te ne andrai; Amante forse non lo sei: perchè non credo a nulla, nemmeno nelle parole.. Quand'anche questo; non vuol dire che per il mondo non abbiano un peso. Quand'anche ho paura del peso che le persone danno alle parole. Quand'anche forse ho paura delle parole e delle persone. Quand'anche oggi ho pianto per Hemingway, a me manca Lui. Quand'anche mi sarei sentita meno sola se ci fosse stato lui. Quand'anche mi sarei sdraiata nuda sul pavimento, mi sarei messa una bic nera sulla pancia, e mi sarei fatta scrivere addosso. Quand'anche, poi, gli avrei chiesto di farmi l'amore, anche se giá lo stava facendo scrivendomi addosso.
Quand'anche oggi le andró a cercare -le parole-, le troveró nella lettiera di un gatto.
Quand'anche te ne andrai masticheró i miei silenzi e tradurró dall'inglese con il vocabolario di mia Sorella, tutta la merda di parole che mi fanno paura.
Sto bene, quand'anche ho smesso di dire tante parole, me ne sono rimaste poche, quand'anche rimane la mia favorita: 'crescimi'. Quand'anche te ne andrai; Le porto talmente tanto Rispetto che non la diró MAI PIÙ. Quand'anche non te l'ho mai detto.
Poi, nel tempo, ho scoperto che non sei un uomo, ma Dittatura. Attenzione: non dittatore, ma pura Dittatura.
Il Dittatore sono 'io'.
Venderò la mia anima al Mare, e con quei soldi comprerò un caffé al bar della Stazione; per stare sveglia ad aspettare il treno che ti riporterá a casa.