lunedì 22 settembre 2014

'Eternidad

Sai, dovremmo dividere i treni con vagoni a tema.
   Un vagone per parlare, un vagone per leggere, un vagone per guardarsi
    Sì. Guardarsi.
Come si guarda un tramonto o una bella sensazione del tempo che passa in espressioni sconosciute ed eterne,
   perchè non le rivedremo più.
L'eternità è non vederci più.

Ho appena trovato ne La montagna incantata di Thomas Mann un pensiero assurdamente affine alle mie ultime parole: Chiudiamo, suvvia, gli occhi, al riparo dell'eternità!

sabato 13 settembre 2014

fuochi d'artificio autunnali

A diciotto anni, mi sono innamorata di Michelangelo Buonarroti e di Charles Baudelaire.
   Come non ci si può innamorare di Michelangelo. Come non ci si può innamorare di Charles. Michelangelo lo Ami tutto. Charles lo Ami tutto. Una pennellata, una scalpellata, una botta d'inchiostro; e tutto diviene sangue, nuovo, per Noi. Con Lui ti ritrovi tra una drappeggio, e capisci di amare un drappeggio. Lui, sono loro nella mia mente. A breve racconterò il perché due persone totalmente distanti divengono monade, ma ora devo farmi respirare, devo fare aspettare, i miei pensieri, già troppo saturi devono andare a ripescare i momenti che sono momenti di per sempre, nella mia durata reale, non calcolabile matematicamente, Bergson -ti ci voglio portare con me.
   Mi pare un Buongiorno. Sono ancora qua distante, e Amo ancora. I miei per Sempre.
Buongiorno!
   Fuochi d'artificio autunnali.
Michelangelo ha creato le Tombe Medicee. Aurora Crepuscolo Giorno, e Notte. E Notte.
Per Notte, Michelangelo, ha usato un marmo differente da Aurora Crepuscolo Giorno.
   Un marmo più Bianco. Voleva conferirLe il pallore Lunare.
Opera d'Arte concettuale da far rabbrividire i nostri contemporanei. Michelangelo mi ha fatto amare l'arte contemporanea. Ho sempre pensato a la Notte come Prima-Vera Opera d'Arte Concettuale.            Pallore Lunare.
Ho passato tutti i miei San Valentino da sola -tranne uno con una rosa aulente -in vino.
Uno dei miei San Valentino Migliori, sola, ho messo una sottoveste nera in pizzo, e ho letto fiori malsani. La Maschera.
 
La Maschera
Statua allegorica di gusto rinascimentale
                                             A Ernest Cristhophe, scultore.

Guarda che tesoro di grazie fiorentine!
In quel corpo tutte curve e muscoli
abbondano, divine sorelle, Forza ed Eleganza.
Che gran pezzo di donna! Che portento!
Ma è fatta per troneggiare su letti sontuosi,
per allietare i piaceri d'un principe o d'un papa!

-Quel sorriso fine e voluttuoso, poi,
dove la Fatuità effonde la sua estasi;
e quel lungo sguardo sornione, languido e beffardo?
E quel viso vezzoso, tutto raccolto in veli?
Ogni suo tratto dice con aria di trionfo:
"La Voluttà mi chiama e l'Amore m'incorona!".
Quale fascino eccitante dà la gentilezza
a una creatura piena di tanta maestà!
Suvvia, giriamo intorno a questa bellezza!

Ma è una bestemmia d'arte! Una sorpresa fatale!
La donna ha un corpo divino, promette felicità,
e, guarda là, finisce a un mostro a due teste!

-Ma quel viso illuminato da una squisita smorfia
è una maschera allora, tutta una messa in scena!
La vera testa è quella contratta atrocemente!
La faccia genuina è questa
rovesciata a ridosso di quella che mente!
Povera gran bellezza! Il fiume magnifico
delle tue lacrime fluisce  nel mio cuore turbato,
m'inebria la tua menzogna e l'anima beve
ai flutti che il Dolore fa sgorgare dai tuoi occhi!

-Ma perché piange? Lei, perfetta bellezza
che ridurrebbe vinto ai suoi piedi il genere umano!
Che male misterioso rode quel suo fianco d'atleta?

-Insensato! Lei piange perché ha vissuto
e perché vive! Ma quello che deplora soprattutto,
ciò che fino ai ginocchi la fa fremere,
è che domani, sì, bisogna vivere ancora!
Domani, dopodomani e sempre! - Come noi!

(Vabbè.. Maledetta Torre di Babele che non me la lascia, non ce la lascia nel suo linguaggio Madre, Universale)
Questa è una mia supposizione. Perché, questa Poesia di Baudelaire, non ricorda la Notte di Michelangelo? -avevo detto che non avrei fatto più domande, chiedo umilmente PerDono.
   Mi piace pensare alla notte così;
Domani, dopodomani e sempre! - Come noi!





mercoledì 3 settembre 2014

TX. Il rispondo, ma forse mi sbaglio

Perché non voli?
Mi ricorda il perché non parli? di Michelangelo rivolto al suo David. Il mio Perché non voli?, rivolto a te, non ha nulla a che fare con David o Michelangelo. Tuttavia, Roland Barthes mi insegnò che la domanda è una richiesta, tutte le volte che chiediamo qualcosa a qualcuno, in quel qualcuno, si denota sempre una certa sofferenza -chissà cosa vuole questo ora?. Solo nostra Madre non ha questo sentimento, Lei ci ha messo nel Mondo e si sente responsabile della nostra Felicità. Si sente responsabile della nostra caduta nel Mondo, attraverso Lei. Si sente responsabile.
   Allora no, non sarà più una domanda. Resterà senza interrogativo. Tradirò le mie proprie curiosità, e le lascerò cadere nel grembo della indifferenza che lascia uno spazio ampio e ambiguo di chissà. Domande celibi. Presunte affermazioni per non offendere l'interlocutore. Bisogna essere veramente cauti per non offendere l'Altro, l'ho imparato, ma non è facile applicarlo. Ermeneutica cauta. Difficile.
I bambini fanno un sacco di domande, quando hanno iniziato a fare delle domande a me; ho capito di non essere più una bambina, ma ho mantenuto quella sensazione di non dare mai una risposta corretta -il rispondo, ma forse mi sbaglio-, no, non esiste risposta corretta. Prometto, lo giuro -peccato mortale- non farò più domande, ma non per paura di riceverne a mia volta, e sbagliare. No, non si sbaglia mai. Non si sbaglia mai.   
   Con cautela ti sfiorerò senza toccarti, mi metterò a nudo per non spogliarti, aspettando un tuo guardarmi dal di fuori e dal di dentro del paradiso, di passanti, nel lutto dell'incomunicabilità, che ci tende in avanti.
   La cosa più importante del Volo, la parte più bella del Volo, è il decollo. Sì. Decollare, poi, è, anche, perdere la testa. Essere decollati è staccarsi da la terra. Quel momento è uno dei momenti che apprezzo di più nella mia vita, da qualche tempo a questa parte. Ti stacchi, e sei solo. In quel momento e non durante il volo o l'atterraggio. Solitudini condivise in volo.
Atterraggio porta seco l'infinita pesantezza tutta di ciò che siamo. Corpo. Orecchie fischiano di pensieri persi in altrui paure inutili, e gambe gonfie di claustrofobiche correnti sanguigne in marine rinchiuse e pigre.
   Qualche volta ho avuto paura a mia volta. Mettevo a la prova quello che sapevo diverso, verso -me. E mi sapevo diversa, altra -da me. Non c'è bisogno di volare per mettersi alla prova, ma è il Sublime, l'Infinito nel Finito -non ricordo l'Autore di questo pensiero.
Questa volta volerò sola, in realtà voliamo sempre soli, noi. Ho sempre provato una certa invidia per i gemelli. Loro non nascono soli: cadono insieme, dal ventre. Tuttavia, non desidero intendere il volo come metafora di vita -o di morte-, il volo è semplicemente sentire, e sentire ne ha molte da dire -vorrei un asterisco qua: *...  Lui rimanda a un cane che si morde la coda, lì si ritrova un po' di quel dire che ha da dire Sentire, ma non tutto, sempre nelle favole per farci addormentare. Percezioni.
   Sai, una volta tagliando dell'insalata ho trovato una chioccia piccolissima. La chiamai Tximeleta. In Euskera la tx si legge ci, e Tximeleta  significa farfalla. La Cara Psychè. Tutti mi chiedevano il perché di quel nome; rispondevo che Lei voleva volare. Rendevo la sua vita molto triste e scialba. Romantica, nel senso letterario e non nel suo significato letterale  contemporaneo. Una farfalla che non può volare. 
Usciva dalla sua chioccia solo con me. Si staccava dal suo calice di vino solo con me. Sì, viveva in un calice di vino con una calza a rete rosa antico sopra, in mia assenza.
Mi rendeva triste e non riuscivo a liberarla. Un giorno la staccai dal suo calice e pensai ma ora sta volando. Volava portata dalle mie mani. Anche noi non abbiamo ali ma possiamo volare.