domenica 26 ottobre 2014

Ogni taglio sulle tue mani ha un perché

Questa notte è venuta a Mancare la Cara Ines Morigi Berti.
   È stata la Maestra di Mosaico della mia Maestra di Mosaico. Tessera delle mie tessere.
   Quando ero piccola mi accolse in casa sua.
Una porta in una piccola viuzza di Ravenna, protetta. Mi ritrovai in una casa, che non era casa, ma Mondo. Non avevo mai visto la casa di un'Artista in vita mia. Mi sorprese il fatto che il salotto era uno studio. Una libreria con molti testi -ricordo in particolare un grande volume su Po
ntormo.
   Severa, silenziosa, Elegantissima... Non ho mai più avuto l'Onore di trovarmi al cospetto di tanta Grazia. Con capelli ordinati, di un Deserto Rosso sbiadito, non sorrideva e rigorosa tendeva alla semplicità e alla Purezza: l'Astrazione degli sguardi tesserati, Bizantini, l'avevano contaminata.
   Mi disse che era molto stanca, ma che le poche ore di Lucidità ed Energia le utilizzava per fare mosaico.
  Le chiesi perchè trasfigurava quadri altrui invece di creare qualcosa di suo proprio. Mi rispose:
   Nella vita puoi avere solo una Passione, perchè ti devi dare a Lei COMPLETAMENTE.

   Ineffabile incanto.
Da quel giorno, tutti i giorni della mia vita penso a questa frase. Penso a Lei, Maestra e spinta che mi ha dato Forza quando non ne avevo veramente più.
Mi sarebbe piaciuto incontrarla ancora, ma il caso ha voluto che no, non ci saremmo mai più riviste.
   Una mia serie di mosaici you just sit there wishing you still make love sono stati ideati e composti pensando a Lei. Le avrei sempre voluto chiedere una critica su quella ricerca, le avrei voluto regalare un pezzo di quella ricerca, alla mia più Grande Ispirazione.
   Sono profondamente triste, con un cuore spezzato a metà -lo potrei rincollare con un po' di cemento, ma manca una tesserina, la più Bella.
   A volte apro questo libro, e la spio, commossa dalla sua Presenza che quel giorno ha cambiato la mia vita. Ne sento ancora la Forza, non mi abbandonerà mai la sua Forza.
   Maestra e serva di una Passione.

Indiscussa tesserina dorata che ha illuminato la mia vita, e che lo farà sempre, fino all'ultimo dei miei giorni.

 
                                               


  • lunedì 20 ottobre 2014

    l'ordine dei miei gesti

    Ho bevuto caffè freddo perché mi tremavano le mani, e non volevo te ne accorgessi.
    Ho dormito come dormono i bambini, e mi sono svegliata al canto rosso, della luce rossa, che passava attraverso i fori di una serranda. Quinto piano a Barcellona.
       Se ci fossi stato tu avremmo dormito assieme.
    Suonano sveglie che non sono mie. E non mi svegliano. Sono già sveglia. Sono sveglia e non riesco a fare nulla. Quando mi svegliavo presto scrivevo. Scrivo.
      Tutto pare essere tornato così lento.
    Solo quando scocca la mezzanotte ritrovo un certo senso di pace. En ti. Sto pensando in te -a te-, quindi un saluto a me, che sto pensando in te; è come salutare me, in te, è come salutare te, e riprendere me.
      Ho strappato pagine per alleggerire il peso in volo. Ho alleggerito i ricordi per quando non ricorderò più, per quando mi stupirò tra le mie carte, per tutto il mio proprio vissuto, vissuto e immaginato.
      Ho fame di un caffè freddo. Ho fame di un caffè freddo e solo, in fronte a te. La Grazia di averti qua, con me.  Ci separano anni. Arriveremo lunghissimi all'eterno ritorno della nostra unità, monade, solo per poter affermare la nostra nostalgia di un noi non realizzato. E mi rimane un vuoto nello stomaco: caffè solo, freddo che terminerò una mattina presto, nel ricordo di te, con una stilografica che inchiostra nero, nelle carte che dividono i nostri giorni e scandiscono il mio niente. Senza te.
       Ci siamo tappati la bocca, per non baciarci e ho aperto gli occhi quando te ne sei andato, per non vederti più.
       Avrei potuto dormire un po' di più. La voglia del ricordo perfetto, che ho di te.
       L'assurdità è quando scrivendo vai a cancellare la lettera antecedente. Era perfetta.
    Mi incatenerò a quella frazione, nazione di secondo, di cui sarò serva e imperatrice per l'eternità. Era perfetta.
      L'assurdità sarebbe dimenticarmi di te.
    Dov'è finito chi conosceva così bene il mio corpo, l'ordine dei miei gesti. Il peccato mortale dei miei sbadigli annoierà anche la perfezione, ma triste la mia religione rimarrà in assenza di stelle, senza te. Dimentico.
    Trasmodante vuoto, l'ordine dei miei gesti, in lui, non li ricorderà mai nessuno.